Scegliere palazzo Marin per organizzare il proprio evento significa calare noi stessi e coloro che ci circondano in un’atmosfera ricca di emozioni di volta in volta diverse, ma con un comune denominatore: il calore. Un calore che si tramuta in vicinanza, non soltanto tra le persone con le quali stiamo vivendo il momento, ma con l’evento stesso.
Il tutto, accompagnati dall’indiscutibile bellezza dell’arte e della storia veneziana, che a Palazzo Marin hanno una duplice connotazione: quella cinquecentesca, propria delle origini del palazzo, e quella settecentesca degli affreschi in stile tiepolesco che lo contraddistinguono.
Ha la forma di un palazzo, ma il cuore di una casa. Parla attraverso l’arte, raccontando la storia di una città e delle genti che l’hanno vissuta. Offre un’opportunità, concedendosene a sua volta: essere il simbolo di un’eleganza ritrovata, ricercata e unica come quella di una gemma custodita con rispetto e poi restituita al mondo.
È Palazzo Marin, situato tra Santa Maria del Giglio e il Teatro della Fenice, appartenuto alla famiglia di cui oggi porta il nome e che ne curò il restauro settecentesco. Il restauro, iniziato nel 1760, arricchì i trecento metri quadrati della struttura grazie all’intervento artistico di Gaetano Zompini e Giovanni Scajaro, che ne realizzarono gli affreschi.
" Ci sono luoghi che suscitano ammirazione; ve ne sono altri che commuovono e in cui si vorrebbe vivere. "
Jean de La Bruyère
L’opera di Gaetano Zompini adorna il salone al piano nobile: sulle pareti sono raffigurate La fuga di Enea da Troia, Il ratto di Elena e, sul soffitto, Apollo e le Muse.
“Un pianoforte a coda, in questa sala, ribadisce la propensione all’arte, in armonia con quanto narrato dall’artista nella sua raffigurazione delle figlie di Zeus con la loro guida, Apollo.”
Fu Scajaro, invece, a dipingere l’incantevole affresco, La Virtù incorona il Merito, che impreziosisce, sempre al piano nobile, il soffitto della sala che si affaccia sul rio della Fenice. Nella stanza accanto, invece, si trova, sempre di Scajaro, un volo di putti nel plafond ovale.
La storia ricca e travagliata di questo palazzo non è facile da seguire: il lungo elenco di successioni e trasferimenti di proprietà ne fa una storia intricata e avvincente. Lo stemma scolpito sul pozzo del cortile interno - un'onda blu su foglia d'argento - testimonia quindi il passaggio del palazzo alla famiglia Marin. La tradizione vuole che sia stato dimora della celebre contessa Isabella Teotochi di Corfù nei suoi primi anni a Venezia, che si sposò due volte, prima con Carlo Antonio Marin e poi con Giuseppe Albrizzi. Letterata molto colta, spiritosa, bella, amata da Vivant Denon (il "creatore" del museo del Louvre), dai poeti Ippolito Pindemonte e Ugo Foscolo, amica intima di Canova, al quale dedicò la famosa biografia delle sue opere, Isabella Teotochi fu chiamata "la Madame de Staël veneziana".
"Oggi, la famiglia Serafini, proprietaria di Palazzo Marin, sente forte l’esigenza di proteggere l’amore e la diffusione della cultura in tutte le sue forme, mantenendola viva nel tempo, come una gemma preziosa. Il Palazzo è a disposizione per eventi privati e pubblici: ospita su richiesta incontri con artisti e musicisti, presentazioni di libri, concerti di musica jazz e di musica classica, corsi di formazione, sfilate, matrimoni, cene di gala ed eventi fundraising. "